sabato 24 novembre 2012

Richiedetelo nelle Librerie: presentazione libro.

Dal mese di dicembre nelle librerie.
 

Le burrascose vicende di un umile frate di provincia, dall’infanzia vissuta in povertà in una numerosa famiglia all’arruolamento nell’Esercito, dai primi passi nella vita militare al grande salto della vocazione, con le tante difficoltà annesse a una “chiamata” udita nel frastuono di un cuore in tempesta. Arcangelo affronta ogni sfida con cuore puro e il sorriso sulle labbra, memore dei saggi consigli paterni, con fede incrollabile e onestà incorruttibile. In questo breve romanzo, scritto con stile semplice e diretto, frate Angelo racconta le debolezze di un giovane religioso, cresciuto tra tanti impedimenti, che nell’affidarsi alla Provvidenza assapora il dolce gusto della felicità, scontrandosi talvolta con i limiti dell’Ordine cui appartiene, fatto anche di uomini che sbagliano, ma rimanendo sempre ubbidiente allo stesso e fedele all'amore di Dio, che tutto perdona e tutti accoglie.

giovedì 8 novembre 2012

Libro

Cari amici, 
dalla prima settimana di dicembre, presso tutte le librerie Feltrinelli, troverete il mio romanzo "Il sogno di un uomo il sogno di Dio". 
Mi farebbe un gran piacere se lo compraste, oppure, se potreste farne un dono a Natale. Grazie e buona lettura. 
Pace e bene!

mercoledì 7 novembre 2012

Pillole di saggezza.


La fecondità è una condizione del vivere. Non ho figli miei, ma sono padre anche quando racconto una storia e succede qualcosa in chi l'ascolta.                                                                             (Maurizio Maggiani)

lunedì 13 agosto 2012

Ferragosto: che cos'è?

La parola Ferragosto deriva dal latino, Feriae Augusti, la festa pagana, introdotta in onore dell'imperatore romano Augusto, con cui, dal primo giorno del mese di agosto si celebrava la raccolta dei cereali.

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Tale celebrazione che di solito veniva festeggiata in settembre alla fine del ciclo della stagione estiva, venne spostata dall'imperatore Augusto all'inizio del mese che porta il suo nome.
Le Feriae Augusti si dipanavano tra riti collettivi e banchetti, bevute ed eccessi sessuali, a cui tutti potevano partecipare, comprese schiavi e serve.
Queste festività che raggiungevano il loro picco il 15 del mese, erano così radicate che la Chiesa decise di cristianizzarle, piuttosto che provare a sradicarle. Così, nel secolo VI, le Feriae Augusti vennero assorbite e trasformate nella celebrazione dell’Assunzione in cielo di Maria Vergine che, terminata la sua vita terrena, fu elevata alla gloria celeste con l’anima e con il corpo.

A questo proposito, erano e sono celebrate tutt’oggi, in varie località italiane, imponenti processioni religiose.
Tra le più importanti, ci sono quelle che si svolgono a Palermo dove le "barette" con la statua della Madonna sono portate da ragazzi o quelle a Sassari dove i "candelieri" di cartapesta, in forma di palma, fanno il giro della città; a Tivoli (Roma) "l’inchinata" della statua della Vergine incontra la statua di Gesù. La sontuosità della ricorrenza è sentita particolarmente anche a Genova, Milano, in Abruzzo ed è festeggiata con fuochi artificiali.

mercoledì 4 luglio 2012

Il sogno: poesia.


Il Sogno
fr. Angelo Tricomi
 
Una persona che vive senza sogni...
è come un corpo, senza vita;
è come un uccello, senza ali;
è come un albero, senza radici;
è come un mare, senza acqua.
Tutti abbiamo il dono di poter sognare,
neanche il tempo c'è lo può rubare.
Se qualcuno vuole i tuoi sogni distruggere,
vola più in alto, nel cielo infinito,
non sei da solo a sognare,
vi troverai Dio ad aspettare.

lunedì 18 giugno 2012

Poesia: Teatro

Teatro
fr. Angelo Tricomi

Teatri, maschere e pupi
attori allegri, ilari o cupi,
lentamente il sipario è rilassato
per dar vita ai miti del passato.

Giochi di luce, intrecci di parole
toccano il cuore, ci fanno sognare.
Le maschere sulla scena sono sole
atmosfera misteriosa, pathos da creare.

Abiti d’epoca inducono l’attore
ad immedesimarsi nella propria parte,
colloqui o soliloqui fatti con ardore
trame di miti rappresentati con arte.

Il teatro vive nella scena del modo
ad ognuno di noi il suo copione
con magistrale arte e viva passione
donare ciò che giace nel profondo.

La maschera indossata nella circostanza
resta solo timida baldanza…,
coerenza con se stessi condivisione di vita…..
la forza della storia resta in noi scolpita.

sabato 19 maggio 2012

Poesia: Povera luna!


Povera luna!
fr. Angelo Tricomi.

Luna dai mille volti,
ora gialla, ora bianca, ora rossa;
sei destabile come non molti,
la tua misera maschera non produce scossa

Molte coppiette ti cercano,
sei testimone di molti giuramenti,
Poeti, scrittori ti decantano,
tu gelida in cuor tuo menti (paventi)

Invano stai lassù appesa al cielo,
ti celi al pianto dell’uomo solo.
Sei codarda oh luna cara,
non ispiri chi ha vita amara

Di notte ti specchi, vanitosa,
nello scintillio del mar, statica posa;
non sei l’oggetto dell’amore
che nell’incanto ha schiuso il suo fiore.

Per una sol cosa io ti invidio,
come quando cupo e nel tedio,
sei sempre lì ad aspettare
dalle cotte amore ispirare.

Non sei tu la mia fonte ispiratrice,
vorresti saperlo, ma non ti si addice;
è l’amor mio che porto nel cuore,
mi eleva, mi innalza, mi da calore.

venerdì 20 aprile 2012

Serpente metallico. Poesia.

Serpente metallico
fr. Angelo Tricomi

Rete di fili sospese a mezz’aria,
voce gracchiante, annunzia orari,
tabelle di partenze come fari,
scatolette di sardine, rete ferroviaria.

Discorsi futili, teneri sorrisi,
rendono agevole le ore di cammino.
Sbuffa il serpente metallico in crisi,
per acquietar l’animo del pellegrino.

Gli scambi di numero creano confusione,
in cabina, si anima la discussione,
torna la calma, si schiaccia un pisolino,
mentre la natura corre, dal finestrino.

Dalla cabina, immagini corrono veloci,
monti, mari e alberi, attirano l’attenzione,
s’eleva la mente a ricordi audaci,
paziente attesa per la destinazione.

Sui binari, la vita scorre velocemente,
nostalgia di un passato struggente,
emozioni affollano il cuore,
fiduciosa speranza per un futuro migliore.

domenica 1 aprile 2012

Poesia: Il gemito della Madre



Il gemito della Madre
fr. Angelo Tricomi
1        Dal grembo alla croce la Madre stava,
l’animo infelice, lacerato dal dolore,
per suo Figlio sulla croce gemeva.
Piange Maria per l’orrida sciagura,
generosa versava lacrime d’amore,
all’ora nona anche il sole si oscura.
2        Giovane Madre, a Betlemme gioiosa,
sul Golgota soffri al ceppo infranto,
Oh Madre di Dio e della chiesa sposa.
Mira il volto madido del Figlio chino,
eleva al cielo il doloroso pianto,
da sola combatti l’empio destino.
3        Il frutto dell’amore pende dalla croce,
ha le labbra dissetate d’amaro fiele,
inerte, lotta l’empio atroce.
Un grido straziante dal patibolo si udì,
parole dolorose e dolci come miele
il cuore della Madre rabbrividì,
4        “Salva te stesso” l’insultano i passanti,
         imperterrito s’accanisce il truce empio
         unica tua verità, salvare gli erranti.
Le tenebre scesero, il cielo oscurò,
tutto è compiuto”, vetusto scempio
traballa la terra, il velo del tempio si lacerò.
5        Il corpo senza vita dalla croce è schiodato,
         Cristo scende agli inferi, avvolto nel sudario:
         oh Vergine Maria il tuo animo è turbato.
         Piegasti le ginocchia per la grande umiliazione
         finisti faccia a terra sul monte del calvario
dolore atroce per l’umana condizione
6        Oh Madre! Tremendo desiderio in cuore serbi,
         il suo corpo inerte, sulle ginocchia adagi
         abbracci tuo Figlio, memoria degli anni acerbi.
         Carezzi il viso esangue, segnato dalla morte,
         partorir vorresti e ridargli vita piena di agi,
         o spirar con Lui e seguire la sua sorte.
7        Il mondo ode l’amaro pianto,
della dolente Madre sconsolata,
e si unisce a te Maria nel triste canto.
Il figlio è avvolto nel sudario,
un macigno…, e la tomba è sbarrata,
empietà atroce, l’umano scenario.
8        Oh Maria Vergine, dal cuore contristato,
         sospiri singulta, più lacrime non hai,
tu sei sostenuta dall’amore non amato.
Tu soffri mortalmente, al pari di Dio Padre
per confortare l’uomo, più speranza dai.
         Nel cuore dell’umanità, tu stai: oh Madre!
9        O Vergine Maria, Madre della tenerezza,
a te noi ricorriamo per sostenerci nella fede
liberaci dal male fortificaci nella debolezza.

Ascolta la preghiera di noi miseri mortali
e ai piedi di tuo figlio ognuno chiede,
le grazie per renderci immortali.

domenica 4 marzo 2012

Poesia: U vaddruni (Il boschetto)


U vaddruni (Il boschetto)
Fr. Angelo Tricomi

Radi filari di eucaliptus
rami secchi, foglie gialle
come anziana donna che non usa più la sua truss
conservi i nostri segreti… ricordi belli.

Nella tua lussureggiante stagione,
accoglievi noi infanti al tuo seno,
fonte di nuove esperienze,
di giochi, urla e future speranze.

Dai tuoi rami mossi dal vento,
fuggono gli uccelli di spavento
le stoppie in fiamme ardono all’istante
terra bruciata per mano di un infamante.

Quante avversità hai sopportato
che ti hanno reso così sminuito
nessun bambino gioca più alla tua ombra
sei colmo di rifiuti a quanto sembra.

sabato 3 marzo 2012

Riflessione al Vangelo di Marco 9,2-10

Riflessione:
Gesù prese con sé i tre discepoli che prediliggeva, infatti anche in altre circostanze particolari vediamo sempre loro tre presenti, Pietro, Giacomo e Giovanni. Gesù li condusse in un monte alto.
Nel sentimento religioso, i monti sono i luoghi più prossimi al divino per il loro innalzarsi verso il cielo.
Quando furono sul monte, Gesù si trasfigurò sotto lo sguardo impaurito e meravigliato dei tre discepoli. A quel momento di meraviglia si aggiunge l'apparizione di Elia con Mosè a testimonianza che il mandato di Gesù non è invenzione umana ma divina. Mosè ed Elia rappresentano la fede storica del popolo di Israele e qui appaiono per dare testimonianza delle origini di Gesù e della sua bellezza divina, manifestata nelle vesti candide. 
Ai fatti inspiegabili, l'uomo reagisce in modo bizzarro, così recita il testo: "Infatti non sapeva che cosa dire".
Ma quell'evento non ha ancora terminato di stupire i tre discepoli: la nube li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: "Questi è il figlio mio prediletto; ascoltatelo!".
La teofania, o la manifestazione divina, si è appena realizzata.
Questo passaggio mi richiama alla mente la teofania del battesimo, e in particolare, l'imperativo "ascoltatelo" mi richiama alla mente le nozze di Cana, dove a pronunciare questa parola è Maria quando si rivolge ai camerieri.
Quando si afferra la realtà di un evento esso ci conduce alla realtà attuale, ed è ciò che avvenne ai tre discepoli, subito..., non videro più nessuno, se non Gesù solo.
Cosa ci dice oggi quell'imperativo pronunciato non da Maria ma dalla voce divina?
Ascoltatelo. Questo imperativo richiama l'importanza dell'ascolto prima di dire o fare qualcosa. Se non si ascolta non sapremo mai quali sono le esigenze di chi o di cosa ci sta attorno. Se io non ascolto il fratello che parla, come posso sapere cosa dice o chiede? Quindi l'ascolto lo definisco una finestra che si apre al mondo interiore dell'altro senza dimenticare che l'ascolto apre  uno spiraglio anche nella vita divina, soprannaturale.
Impariamo l'ascolto e impareremo a conoscere Dio e l'altro.
Pace e bene!

giovedì 1 marzo 2012

Vocazione.


                                Vocazione
                                                                 In mezzo alla folla,
                                                                 mi sentivo solo.
                                                                 Nel desrto
                                                                 ho trovato un amico

martedì 28 febbraio 2012

Poesia: La Gelosia



La Gelosia
fr. Angelo Tricomi

In amor vi è un limite
che nell’animo produce gemiti,
è necessaria la sua moderazione,
che può distruggere la relazione.

Paura di perdere l’amato/a è la sua motivazione,
minando alla radice il fondamento dell’unione.
Ti tiene sempre in uno stato allarmante,
teso a individuare un rivale incombente.

Allo stato patologico ha motivazioni diverse,
incapacità di persone amanti solo di se stesse.
Talvolta determinata da esperienze infantili,
per la paura di soffrire abbandoni vili.

Se poi la sindrome è delirante,
confusione mentale, realtà sconvolgente.
E, se in cuore impulsi covi al tradire,
il tuo amato/a smetti di perseguitare.

Essa è comportamento anormale,
ma lo è anche se viene a mancare.
E se nell’intimità scema la corte,
probabilmente l’amore si è spostato da un’altra parte.

Gelosia, meccanismo di difesa che va moderato,
soprattutto, dovrà esser chiarito e spiegato.

Poesia: Allo specchio


Allo specchio
fr. Angelo Tricomi

Banale e…
fugace sguardo
gettato allo specchio.
Vedo un volto solcato…
che proietta il mio pensiero
nel sacrario remoto del passato.
Vi scorgo molti solchi,
ma tutti son di dolore,
che hanno ridisegnato
i lineamenti di un volto maturato.
Nessun solco di gioia
vi è rimasto impresso: penso…
Dolore e sofferenza
hanno reso ricca e fiorente
la mia vita.

sabato 25 febbraio 2012

Fioretti di s. Francesco, cap. VII - Quaresima



Capitolo VII (FF 1835)
Come santo Francesco fece una Quaresima in una isola del lago di Perugia, dove digiunò quaranta dì e quaranta notti e non mangiò più che un mezzo pane.
Il verace servo di Cristo santo Francesco, però che in certe cose fu quasi un altro Cristo, dato al mondo per salute della gente, Iddio Padre il volle fare in molti atti conforme e simile al suo figliuolo Gesù Cristo, siccome ci dimostra nel venerabile collegio de' dodici compagni e nel mirabile misterio delle sacrate Istimmate e nel continuato digiuno della santa Quaresima, la qual'egli si fece in questo modo.
Essendo una volta santo Francesco il dì del carnasciale allato al lago di Perugia, in casa d'un suo divoto col quale era la notte albergato fu ispirato da Dio ch'egli andasse a fare quella Quaresima in una isola del lago. Di che santo Francesco pregò questo suo divoto, che per amor di Cristo lo portasse colla sua navicella in una isola del lago dove non abitasse persona, e questo facesse la notte del dì della Cenere, sì che persona non se ne avvedesse. E costui, per l'amore della grande divozione ch'aveva a santo Francesco, sollecitamente adempiette il suo priego e portollo alla detta isola; e santo Francesco non portò seco se non due panetti. Ed essendo giunto nell'isola, e l'amico partendosi per tornare a casa, santo Francesco il pregò caramente che non rivelasse a persona come fosse ivi, ed egli non venisse per lui se non il Giovedì santo. E così si partì colui, e santo Francesco rimase solo.
E non essendovi nessuna abitazione nella quale si potesse riducere, entrò in una siepe molto folta, la quale molti pruni e arbuscelli aveano acconcio a modo d'uno covacciolo ovvero d'una capannetta, e in questo cotale luogo si puose in orazione e a contemplare le cose celestiali. E ivi stette tutta la Quaresima senza mangiare e senza bere, altro che la metà d'un di quelli panetti, secondo che trovò il suo divoto il Giovedì santo, quando tornò a lui; il quale trovò di due panetti uno intero e mezzo, e l'altro mezzo si crede che santo Francesco mangiasse per reverenza del digiuno di Cristo benedetto, il quale digiunò quaranta dì e quaranta notti senza pigliare nessuno cibo materiale. E così con quel mezzo pane cacciò da sé il veleno della vanagloria, e ad esempio di Cristo digiunò quaranta di e quaranta notti.
Poi in quello luogo, ove santo Francesco avea fatta così maravigliosa astinenza, fece Iddio molti miracoli per li suoi meriti; per la qual cosa cominciarono gli uomini a edificarvi delle case e abitarvi; e in poco tempo si fece un castello buono e grande, ed èvvi il luogo de' frati, che si chiama il luogo dell'Isola; e ancora gli uomini e le donne di quello castello hanno grande reverenza e devozione in quello luogo dove santo Francesco fece la detta Quaresima. A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

Commento di fr. Angelo Tricomi
Dopo il breve ciclo del primo compagno di Francesco, frate Bernardo, l’autore dei fioretti ritorna al motivo iniziale, cioè la conformità di vita di Francesco a Cristo. Adesso l’attenzione narrativa ricade su Francesco. Nelle fonti manca qualsiasi dato che permetta di focalizzare l’evento in una data specifica, ma vi sono degli accenni sia nella Vita prima n. 60 di Tommaso da Celano, sia nel Trattato dei miracoli, 30, ove si parla della dimora di san Francesco in un’isola del lago Trasimeno.
In questo brano, l’autore, ci vuol narrare del digiuno che Francesco fece per essere conforme a Cristo. Francesco trovandosi presso la dimora di un devoto, vicino il lago Trasimeno, nel giorno del martedì grasso o carnevale, ebbe il desiderio di recarsi su di un’isola deserta del lago per trascorrervi la santa Quaresima. Francesco pregò il suo amico che lo accompagnasse sull’isola con la sua barca.
In numerosi popoli dell’antichità si paragonava il cielo ad un oceano, pertanto compariva una barca celeste, su cui viaggiavano gli dei. Gli egiziani desideravano, dopo la morte, di viaggiare nella barca del dio sole Ra, per vincere la notte della morte. Per i greci e i romani la navigazione della vita era un concetto familiare; l’ultima parte del viaggio si compiva nella barca ove vi era come nocchiero Caronte. Nell’AT vi è l’arca di Noè, mezzo di salvezza dal diluvio (Gn 6,14), e nel NT ha importanza la barca di Pietro, simbolo della chiesa (Mt 8,23-27; 14,24-34).
Quindi, si può affermare che, Francesco, si stava apprestando a compiere qualcosa di importante, una Quaresima alla maniera di Gesù; ma per non montare in superbia, porta con se due pani.
Il lago, similmente al mare avvolto nell’oscurità, è espressione simbolica del mondo caotico, non ancora ordinato che aspetta la parola creatrice di Dio. In esso la vita e la morte sembrano indivise. Nei Padri della Chiesa il mare, in quanto profondità oscura, abisso, è associato al regno del diavolo e dei demoni.
Francesco, per attraversare gli abissi del lago, si serve della barca, simbolo della Chiesa ed iniziare il suo passaggio dalla Quaresima alla Pasqua.
Con il termine Quaresima si vuole indicare il periodo dell’anno liturgico che prepara la celebrazione del mistero pasquale: morte, sepoltura e risurrezione del Signore Gesù Cristo. Questo periodo consta di 40 giorni, da cui il nome Quaresima, in riferimento ai 40 giorni trascorsi da Gesù nel deserto in cui affrontò il digiuno e le tentazioni (Mt 4,2; Mc 1,12-13; Lc 4,213). La Chiesa, cogliendo la tipologia biblica della Quaresima, ha voluto inserire in questo periodo il cammino penitenziale dei cristiani nel piano divino della salvezza.
Il riferimento ai 40 giorni, trova vari richiami nella Bibbia; Mosè rimase 40 giorni sul monte Sinai a contatto con la “gloria del Signore” (Es 24,12-18); il gigante Golia sfidò per 40 giorni il popolo di Israele, dopo i quali fu ucciso da Davide (1 Sam 17,16-41); il profeta Elia camminò nel deserto per 40 giorni fino al monte di Dio, l’Horeb (1 Re 19,8-14); il Signore Gesù iniziò l’attività messianica rimanendo 40 giorni nel deserto.
Francesco, giunto sull’isola, trova rifugio tra la selva, dove si mise in preghiera. In quel periodo, mangiò solamente la metà di un pane, e non toccò acqua. Mangiando quel mezzo pane, Francesco volle cacciare la vanagloria, per riverenza a Gesù che non toccò nessun alimento.
Infine, l’autore, mette in evidenza il fatto che i luoghi ove fosse passato un uomo di Dio, diventassero luoghi benedetti, in cui Dio compie miracoli e vengono ricercati da altre persone, abitando in essi, nutrendo riverenza e devozione per i frati.

venerdì 24 febbraio 2012

Donne sole


Donne sole
Fr. Angelo Tricomi

Tranquille e calde serate
innanzi all’uscio delle proprie porte
donne anziane discutono sedute
ricordi di una gioventù perduta
teneri sorrisi di vita vissuta
scaramanzia e coraggio ad affrontar la propria vita.

Estate, stagione privilegiata
che colmi i vuoti di anziane donne sole,
con affetto di figli e il loro amore
per affrontar la solitudine dell’invernata.

Si potrà mai colmare il baratro del cuore
di donne vedove lasciate sole?

mercoledì 22 febbraio 2012

Quaresima

                          
                         Quaresima

Scopo della Q.      - preparare alla Pasqua.
Attualità della Q.   - è il corso di esercizi spirituali della durata di 40 giorni.
Pratiche della Q.   - preghiera (individuale e comunitaria); penitenza delle proprie
                               colpe; ascolto della Parola di Dio; esercizio della carità.
Duplice carattere    - Battesimale e penitenziale.
Colore liturgico       - Viola.
Messaggio della Q. - Conversione al Signore. Rimodellare la nostra mentalità fino a
                                 produrre la novità di vita.
Cosa fare?             - Entrare in noi stessi, riflettere sulla nostra persona, acquisire
                                una nozione chiara di quel che siamo, vogliamo e facciamo,
                                e a un certo momento... rompere qualche cosa di noi,
                                spezzare questo o quell'elemento che ci è caro e a cui
                                siamo abituati e incominciare di nuovo, facendo sorgere
                                in noi un po' di primavera, con una fioritura che sia garanzia
                                di frutti di vita rinnovata... (Paolo VI, 3.3.1965).

martedì 21 febbraio 2012

Il bucaneve

Il Bucaneve
fr. Angelo Tricomi

Il volto non più giovanile
disegnato da tenui solchi
come sculturea estatica
con un cuore plasmato
da dolorose cicatrici,
si rifiuta di aprirsi al calore
delle pulsazioni dell’amore,
è ibernato dal freddo invernale.

L’inverno col suo manto,
gelido e bianco,
copre la terra
nel suo abbraccio spettrale,
ogni cosa giace,
nel mistero estatico,
in apparente quiete mortale;
un cuore, affaticato e stanco,
batte ancora.

Delicati petali,
chiusi come punta di freccia,
con fervido coraggio
si scagliano verso il sole.
In un vortice di passione
granuli di neve cedono
In stille purificatrici,
dalle gote rosee,
come fontana zampillante
alleviando il respiro greve
per dar linfa al bucaneve
segno e realtà di nuove primavere.

domenica 19 febbraio 2012

Commento a: "Il reverendo" di V. Andreoli


Commento a: "Il Reverendo" di V. Andreoli
di fr. Angelo Tricomi.


Nella ricerca di un libro da leggere mi sono imbattuto, casualmente, in un romanzo sconosciuto. Mi ha colpito la sua copertina che recava l’immagine di un muro bianco con uno spioncino da dove passava una corda cui era legata una campana in alto a destra. Leggo e trovo il nome dell’autore, V. Andreoli; non mi suscita nessuna sensazione perché è a me ignoto, poi leggo il titolo del libro, “Il Reverendo”. Incuriosito dal titolo, leggo la trama posta sul retro della copertina. Narra della storia di Pëtr, monaco - sacerdote, ortodosso - russo, e di Anna, una ragazza studentessa, suora carmelitana scalza. Ho deciso di acquistarlo.
La lettura del libro si è rivelata interessante, è scritto con magistrale arte in un italiano elegante e scorrevole.
L’intento dell’autore è quello di porre questioni, soprattutto di carattere religioso, inerenti l’amore umano, tra uomo e donna, in particolare tra un sacerdote e una monaca, che desiderano arrivare a Dio attraverso l’amore anche passionale. A questo punto, l’autore affronta la questione di Dio e il percorso “fuori dalla ragione” per affermarlo o negarlo nella propria esistenza. In particolare, quest’ultimo percorso, costituisce il tema e anima del racconto.
Il racconto ruota attorno a questi due personaggi che per motivi diversi, si trovano entrambi, a fare la scelta della vita conventuale. L’incontro dei due presso la facoltà, ove Pëtr è chiamato ad insegnare, sconvolge le loro vite, infatti si innamorano e lasciano la vita conventuale per vivere la relazione di coppia. In questa fase, l’autore avvalendosi della sua conoscenza di iconografia russa, e soprattutto, avanzando la problematica del matrimonio dei sacerdoti cattolici che, con la sospensione a divinis sono considerati anatema, dal diritto ecclesiale cattolico, riesce ad entrare nel vivo della loro questione, quasi vivendo in prima persona il loro dramma.
La trama si fa interessante con le riflessioni introspettive di entrambi i personaggi per affrontare le problematiche esistenziali di coppia che i due si trovano a vivere. I problemi vertono sul binomio potere-paura, il matrimonio, la paternità, la maternità, ma in entrambi rimane di fondo, quel desiderio di ricerca di verità e della sete di Dio che li porterà a fondare un monastero.
Il primo problema affrontato dell’autore è il binomio potere-paura. Ognuno di noi può verificarlo nella propria vita. Riferendosi al problema atavico di ogni forma di anarchia che accresce il suo potere incutendo timore verso gli altri, e il timore delle persone più deboli aumenta il potere dei più scaltri. In questo sistema, l’autore, non esclude nessuna entità sociale, dalla politica alla ecclesiale. Inoltre, altra fonte di paura, secondo l’autore, è dato dal rispetto tra due parti, e ne da spiegazione a pg. 70. Trattando questo argomento, certamente interessante, a mio avviso, l’autore lo carica di eccessivo e tragico realismo, senza trasmettere a chi legge un minimo di possibilità risolutiva verso la speranza.
Mentre nell’ultimo problema che tratta, cioè il desiderio di ricerca di verità e della sete di Dio che l’uomo avverte, il discorso si fa interessante e a tratti anche affascinante, per le teorie e le ipotesi, avanzate dall’autore, come se stesse per partorire una nuova teologia, creando una nuova rivelazione di Dio, una nuova concezione della chiesa, dei santi, e perfino abbozza alla creazione di una nuova Apocalisse. Tutto ciò è messo in risalto dai due personaggi che, malgrado l’amore
carnale che li coinvolge, in loro non si è spenta né la fede né il desiderio di incontrare Dio. Per fare ciò quale ambientazione migliore potrebbe essere se non la terra umbra, e in particolare i luoghi ove ha vissuto San Francesco?
Partendo dal concetto filosofico essere e apparire, l’uomo nella ricerca di Dio, l’autore esorta a non fermarsi all’apparenza ma bisogna cogliere il senso delle cose, della vita, di Dio, fino a formulare un percorso della ricerca di Dio “fuori dalla ragione”. Tale pensiero si rivelerà fatale per i due sfortunati, che cercheranno sostegno e supporto nel “il monastero che non c’è”, luogo isolato dal resto del mondo, per la ricerca del “dio che non c’è” e che porterà i due protagonisti, a fare delle severe considerazioni sulla società e su sé stessi e a mettere in discussione il potere temporale della chiesa; tutto questo è l’epilogo che li condurrà alla follia.
Questo libro, che ho letto con interesse, mi ha preso, subito, sia per le problematiche già esposte, sia per la peculiarità di un amore proibito dalla chiesa e per le nuove supposizioni avanzate riguardo i nuovi aspetti della ricerca di Dio. Mi ha meravigliato, il modo con cui l’autore del libro, ha fatto evolvere le conclusioni, quasi a voler affermare e avvertire che, chiunque, provi a cercare nuove vie per trovare di Dio, rischia di finire i suoi giorni in un manicomio. Inoltre con tale conclusione, non togliendo nulla alla eccellente opera letteraria, credo che l’autore, vanifichi ogni possibilità di speranza per coloro che, vittime di una legge fatta dal potere, non hanno alternative a realizzare la propria esistenza perché, il rispetto per loro, è fatto di timore, anzi a questo punto, credo che in maniera subdola, l’autore incentiva il potere a delle azioni di soppressione di tali soggetti come Pëtr e Anna, come i drogati, i poveri, come i lavoratori, ecc… e tutto ciò che è diverso dagli schemi consensuali.


sabato 18 febbraio 2012

Saluto - La danza dei colori


Saluto tutti i visitatori dando una traccia di me attraverso una mia poesia.

La danza dei colori

Il raggio di luce ha i suoi colori
che il mio iride non riesce a separare.
Le tinte forti difficilmente mi traggono in inganno,
son le sfumature che mi procurano affanno.

Da infante, olio su tela era mia passione,
scoprirti come malanno fu una delusione.
L’arcobaleno mi ha sempre affascinato,
gioia del cuore, armonia del creato.

La danza dei colori tinge rosee le gote
ed io vedo rosso il colore della cute.
Luna romantica, gli innamorati fai sognare,
bianca, gialla, rossa, tu cambi di colore.

Il rosso del tramonto
col marrone lo confondo;
l’azzurro del profondo del mare,
viola ai miei occhi appare;
e i monti turchini
per me celesti son, che biricchini.
Che dire del verde paglierino
che spesso scambio col giallino?
Il bordò del melograno
lo identifico al marroncino.
Il blu notte spesso mi inganna
Lo vedo nero e gli occhi m’appanna.
I colori del semaforo so’ per convenzione,
in tutti i paesi hanno la stessa posizione.
Ed il giallo ocra colore dell’argilla,
verde rame appare al mio occhio che brilla.

Nel vestiario per non far confusione
di consuetudine indosso un abito e un cordone.
Ogni colore assume un suo significato,
a seconda le circostanze in cui viene utilizzato.

Vi sono altre sfumature
che rinuncio a menzionare,
son daltonico congenito, abbiate comprensione
se le tinte sbaglio nella descrizione.