Capitolo VII (FF 1835)
Come santo Francesco fece una Quaresima in
una isola del lago di Perugia, dove digiunò quaranta dì e quaranta notti e non
mangiò più che un mezzo pane.
Il verace servo di Cristo santo Francesco, però che in certe cose
fu quasi un altro Cristo, dato al mondo per salute della gente, Iddio Padre il
volle fare in molti atti conforme e simile al suo figliuolo Gesù Cristo, siccome
ci dimostra nel venerabile collegio de' dodici compagni e nel mirabile misterio
delle sacrate Istimmate e nel continuato digiuno della santa Quaresima, la
qual'egli si fece in questo modo.
Essendo una volta santo Francesco il dì del carnasciale allato al
lago di Perugia, in casa d'un suo divoto col quale era la notte albergato fu
ispirato da Dio ch'egli andasse a fare quella Quaresima in una isola del lago.
Di che santo Francesco pregò questo suo divoto, che per amor di Cristo lo portasse
colla sua navicella in una isola del lago dove non abitasse persona, e questo
facesse la notte del dì della Cenere, sì che persona non se ne avvedesse. E
costui, per l'amore della grande divozione ch'aveva a santo Francesco,
sollecitamente adempiette il suo priego e portollo alla detta isola; e santo
Francesco non portò seco se non due panetti. Ed essendo giunto nell'isola, e
l'amico partendosi per tornare a casa, santo Francesco il pregò caramente che
non rivelasse a persona come fosse ivi, ed egli non venisse per lui se non il
Giovedì santo. E così si partì colui, e santo Francesco rimase solo.
E non essendovi nessuna abitazione nella quale si potesse
riducere, entrò in una siepe molto folta, la quale molti pruni e arbuscelli
aveano acconcio a modo d'uno covacciolo ovvero d'una capannetta, e in questo
cotale luogo si puose in orazione e a contemplare le cose celestiali. E ivi
stette tutta la Quaresima
senza mangiare e senza bere, altro che la metà d'un di quelli panetti, secondo
che trovò il suo divoto il Giovedì santo, quando tornò a lui; il quale trovò di
due panetti uno intero e mezzo, e l'altro mezzo si crede che santo Francesco
mangiasse per reverenza del digiuno di Cristo benedetto, il quale digiunò
quaranta dì e quaranta notti senza pigliare nessuno cibo materiale. E così con
quel mezzo pane cacciò da sé il veleno della vanagloria, e ad esempio di Cristo
digiunò quaranta di e quaranta notti.
Poi in quello luogo, ove santo Francesco avea fatta così
maravigliosa astinenza, fece Iddio molti miracoli per li suoi meriti; per la
qual cosa cominciarono gli uomini a edificarvi delle case e abitarvi; e in poco
tempo si fece un castello buono e grande, ed èvvi il luogo de' frati, che si
chiama il luogo dell'Isola; e ancora gli uomini e le donne di quello castello
hanno grande reverenza e devozione in quello luogo dove santo Francesco fece la
detta Quaresima. A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.
Commento
di fr. Angelo Tricomi
Dopo
il breve ciclo del primo compagno di Francesco, frate Bernardo, l’autore dei
fioretti ritorna al motivo iniziale, cioè la conformità di vita di Francesco a
Cristo. Adesso l’attenzione narrativa ricade su Francesco. Nelle fonti manca
qualsiasi dato che permetta di focalizzare l’evento in una data specifica, ma vi
sono degli accenni sia nella Vita prima
n. 60 di Tommaso da Celano, sia nel Trattato
dei miracoli, 30, ove si parla della dimora di san Francesco in un’isola
del lago Trasimeno.
In
questo brano, l’autore, ci vuol narrare del digiuno che Francesco fece per
essere conforme a Cristo. Francesco trovandosi presso la dimora di un devoto, vicino
il lago Trasimeno, nel giorno del martedì grasso o carnevale, ebbe il desiderio
di recarsi su di un’isola deserta del lago per trascorrervi la santa Quaresima.
Francesco pregò il suo amico che lo accompagnasse sull’isola con la sua barca.
In
numerosi popoli dell’antichità si paragonava il cielo ad un oceano, pertanto
compariva una barca celeste, su cui viaggiavano gli dei. Gli egiziani
desideravano, dopo la morte, di viaggiare nella barca del dio sole Ra, per
vincere la notte della morte. Per i greci e i romani la navigazione della vita
era un concetto familiare; l’ultima parte del viaggio si compiva nella barca
ove vi era come nocchiero Caronte. Nell’AT vi è l’arca di Noè, mezzo di
salvezza dal diluvio (Gn 6,14), e nel NT ha importanza la barca di Pietro,
simbolo della chiesa (Mt 8,23-27; 14,24-34).
Quindi,
si può affermare che, Francesco, si stava apprestando a compiere qualcosa di
importante, una Quaresima alla maniera di Gesù; ma per non montare in superbia,
porta con se due pani.
Il
lago, similmente al mare avvolto nell’oscurità, è espressione simbolica del
mondo caotico, non ancora ordinato che aspetta la parola creatrice di Dio. In
esso la vita e la morte sembrano indivise. Nei Padri della Chiesa il mare, in
quanto profondità oscura, abisso, è associato al regno del diavolo e dei
demoni.
Francesco,
per attraversare gli abissi del lago, si serve della barca, simbolo della
Chiesa ed iniziare il suo passaggio dalla Quaresima alla Pasqua.
Con il
termine Quaresima si vuole indicare il periodo dell’anno liturgico che prepara
la celebrazione del mistero pasquale: morte, sepoltura e risurrezione del
Signore Gesù Cristo. Questo periodo consta di 40 giorni, da cui il nome
Quaresima, in riferimento ai 40 giorni trascorsi da Gesù nel deserto in cui
affrontò il digiuno e le tentazioni (Mt 4,2; Mc 1,12-13; Lc 4,213). La Chiesa, cogliendo la
tipologia biblica della Quaresima, ha voluto inserire in questo periodo il cammino
penitenziale dei cristiani nel piano divino della salvezza.
Il
riferimento ai 40 giorni, trova vari richiami nella Bibbia; Mosè rimase 40
giorni sul monte Sinai a contatto con la “gloria del Signore” (Es 24,12-18); il
gigante Golia sfidò per 40 giorni il popolo di Israele, dopo i quali fu ucciso
da Davide (1 Sam 17,16-41); il profeta Elia camminò nel deserto per 40 giorni
fino al monte di Dio, l’Horeb (1 Re 19,8-14); il Signore Gesù iniziò l’attività
messianica rimanendo 40 giorni nel deserto.
Francesco,
giunto sull’isola, trova rifugio tra la selva, dove si mise in preghiera. In
quel periodo, mangiò solamente la metà di un pane, e non toccò acqua. Mangiando
quel mezzo pane, Francesco volle cacciare la vanagloria, per riverenza a Gesù
che non toccò nessun alimento.
Infine,
l’autore, mette in evidenza il fatto che i luoghi ove fosse passato un uomo di
Dio, diventassero luoghi benedetti, in cui Dio compie miracoli e vengono
ricercati da altre persone, abitando in essi, nutrendo riverenza e devozione
per i frati.