sabato 25 febbraio 2012

Fioretti di s. Francesco, cap. VII - Quaresima



Capitolo VII (FF 1835)
Come santo Francesco fece una Quaresima in una isola del lago di Perugia, dove digiunò quaranta dì e quaranta notti e non mangiò più che un mezzo pane.
Il verace servo di Cristo santo Francesco, però che in certe cose fu quasi un altro Cristo, dato al mondo per salute della gente, Iddio Padre il volle fare in molti atti conforme e simile al suo figliuolo Gesù Cristo, siccome ci dimostra nel venerabile collegio de' dodici compagni e nel mirabile misterio delle sacrate Istimmate e nel continuato digiuno della santa Quaresima, la qual'egli si fece in questo modo.
Essendo una volta santo Francesco il dì del carnasciale allato al lago di Perugia, in casa d'un suo divoto col quale era la notte albergato fu ispirato da Dio ch'egli andasse a fare quella Quaresima in una isola del lago. Di che santo Francesco pregò questo suo divoto, che per amor di Cristo lo portasse colla sua navicella in una isola del lago dove non abitasse persona, e questo facesse la notte del dì della Cenere, sì che persona non se ne avvedesse. E costui, per l'amore della grande divozione ch'aveva a santo Francesco, sollecitamente adempiette il suo priego e portollo alla detta isola; e santo Francesco non portò seco se non due panetti. Ed essendo giunto nell'isola, e l'amico partendosi per tornare a casa, santo Francesco il pregò caramente che non rivelasse a persona come fosse ivi, ed egli non venisse per lui se non il Giovedì santo. E così si partì colui, e santo Francesco rimase solo.
E non essendovi nessuna abitazione nella quale si potesse riducere, entrò in una siepe molto folta, la quale molti pruni e arbuscelli aveano acconcio a modo d'uno covacciolo ovvero d'una capannetta, e in questo cotale luogo si puose in orazione e a contemplare le cose celestiali. E ivi stette tutta la Quaresima senza mangiare e senza bere, altro che la metà d'un di quelli panetti, secondo che trovò il suo divoto il Giovedì santo, quando tornò a lui; il quale trovò di due panetti uno intero e mezzo, e l'altro mezzo si crede che santo Francesco mangiasse per reverenza del digiuno di Cristo benedetto, il quale digiunò quaranta dì e quaranta notti senza pigliare nessuno cibo materiale. E così con quel mezzo pane cacciò da sé il veleno della vanagloria, e ad esempio di Cristo digiunò quaranta di e quaranta notti.
Poi in quello luogo, ove santo Francesco avea fatta così maravigliosa astinenza, fece Iddio molti miracoli per li suoi meriti; per la qual cosa cominciarono gli uomini a edificarvi delle case e abitarvi; e in poco tempo si fece un castello buono e grande, ed èvvi il luogo de' frati, che si chiama il luogo dell'Isola; e ancora gli uomini e le donne di quello castello hanno grande reverenza e devozione in quello luogo dove santo Francesco fece la detta Quaresima. A laude di Gesù Cristo e del poverello Francesco. Amen.

Commento di fr. Angelo Tricomi
Dopo il breve ciclo del primo compagno di Francesco, frate Bernardo, l’autore dei fioretti ritorna al motivo iniziale, cioè la conformità di vita di Francesco a Cristo. Adesso l’attenzione narrativa ricade su Francesco. Nelle fonti manca qualsiasi dato che permetta di focalizzare l’evento in una data specifica, ma vi sono degli accenni sia nella Vita prima n. 60 di Tommaso da Celano, sia nel Trattato dei miracoli, 30, ove si parla della dimora di san Francesco in un’isola del lago Trasimeno.
In questo brano, l’autore, ci vuol narrare del digiuno che Francesco fece per essere conforme a Cristo. Francesco trovandosi presso la dimora di un devoto, vicino il lago Trasimeno, nel giorno del martedì grasso o carnevale, ebbe il desiderio di recarsi su di un’isola deserta del lago per trascorrervi la santa Quaresima. Francesco pregò il suo amico che lo accompagnasse sull’isola con la sua barca.
In numerosi popoli dell’antichità si paragonava il cielo ad un oceano, pertanto compariva una barca celeste, su cui viaggiavano gli dei. Gli egiziani desideravano, dopo la morte, di viaggiare nella barca del dio sole Ra, per vincere la notte della morte. Per i greci e i romani la navigazione della vita era un concetto familiare; l’ultima parte del viaggio si compiva nella barca ove vi era come nocchiero Caronte. Nell’AT vi è l’arca di Noè, mezzo di salvezza dal diluvio (Gn 6,14), e nel NT ha importanza la barca di Pietro, simbolo della chiesa (Mt 8,23-27; 14,24-34).
Quindi, si può affermare che, Francesco, si stava apprestando a compiere qualcosa di importante, una Quaresima alla maniera di Gesù; ma per non montare in superbia, porta con se due pani.
Il lago, similmente al mare avvolto nell’oscurità, è espressione simbolica del mondo caotico, non ancora ordinato che aspetta la parola creatrice di Dio. In esso la vita e la morte sembrano indivise. Nei Padri della Chiesa il mare, in quanto profondità oscura, abisso, è associato al regno del diavolo e dei demoni.
Francesco, per attraversare gli abissi del lago, si serve della barca, simbolo della Chiesa ed iniziare il suo passaggio dalla Quaresima alla Pasqua.
Con il termine Quaresima si vuole indicare il periodo dell’anno liturgico che prepara la celebrazione del mistero pasquale: morte, sepoltura e risurrezione del Signore Gesù Cristo. Questo periodo consta di 40 giorni, da cui il nome Quaresima, in riferimento ai 40 giorni trascorsi da Gesù nel deserto in cui affrontò il digiuno e le tentazioni (Mt 4,2; Mc 1,12-13; Lc 4,213). La Chiesa, cogliendo la tipologia biblica della Quaresima, ha voluto inserire in questo periodo il cammino penitenziale dei cristiani nel piano divino della salvezza.
Il riferimento ai 40 giorni, trova vari richiami nella Bibbia; Mosè rimase 40 giorni sul monte Sinai a contatto con la “gloria del Signore” (Es 24,12-18); il gigante Golia sfidò per 40 giorni il popolo di Israele, dopo i quali fu ucciso da Davide (1 Sam 17,16-41); il profeta Elia camminò nel deserto per 40 giorni fino al monte di Dio, l’Horeb (1 Re 19,8-14); il Signore Gesù iniziò l’attività messianica rimanendo 40 giorni nel deserto.
Francesco, giunto sull’isola, trova rifugio tra la selva, dove si mise in preghiera. In quel periodo, mangiò solamente la metà di un pane, e non toccò acqua. Mangiando quel mezzo pane, Francesco volle cacciare la vanagloria, per riverenza a Gesù che non toccò nessun alimento.
Infine, l’autore, mette in evidenza il fatto che i luoghi ove fosse passato un uomo di Dio, diventassero luoghi benedetti, in cui Dio compie miracoli e vengono ricercati da altre persone, abitando in essi, nutrendo riverenza e devozione per i frati.

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